venerdì 2 marzo 2012

IL RITRATTO DEL POTERE


A camminare lungo le strade di Londra possono farsi incontri decisamente inaspettati. Fai la fila davanti alla cassa di uno degli innumerevoli mini-market indiani, che dilagano nella grande metropoli, e ti spazientisci per la goffaggine di una vecchietta che ti precede, lenta nel pagare e nel lasciarti il posto. La guardi andar via trascinarsi a fatica il suo corpo esile e stanco. Mai potresti immaginare che dietro quel vestito ordinario, sotto quel foulard stinto, si nasconde uno dei personaggi più potenti e influenti della seconda metà del 900.

Il film comincia proprio così. Margaret Tatcher sotto le “veritiere” spoglie di una vecchia nonnina, pervasa dai ricordi del suo più o meno glorioso passato e ossessionata dalla presenza del fantasma del marito che, anche post mortem, le è sempre a fianco. Ed è proprio attraverso i suoi ricordi che gli spettatori ripercorrono la vita di questa grande donna. Già in giovane età, grazie alla figura carismatica del padre, si avvicina al mondo della politica ed entra nel partito conservatore. Poi un’escalation inarrestabile che la porta, in 25 anni, alla guida del suo stesso partito e, dopo le elezioni del 1979, a Downing Street.

Più che un’analisi della situazione socio-politica di quegli anni e di come la PM si mosse all’interno della stessa (anche se non mancano i riferimenti a vicende storiche importanti come lo sciopero dei minatori e la guerra delle Falkland), il film s’incentra sulla persona Margaret Thatcher, nel pubblico e nel privato. E’ così che ci appare una donna di una tempra eccezionale, decisa, combattiva. Unico modo per emergere in un mondo maschile e maschilista che fin da subito critica e diffida. E’ questa, a mio avviso, la parte che si fa più apprezzare. Lloyd fa emergere questo aspetto con scene di forti contrasti tra la lady e i suoi ministri, i deputati, i manifestanti, le forze armate. Scene in cui lei è sola sopra tutti o contro tutti. E questi “tutti” sono sempre uomini. La giovane, dolce, indifesa ragazza originaria del Lincolnshire ora è la donna più odiatamata d’Inghilterra, è “la donna al potere”, è la “lady di ferro” come avranno a dire i russi.

Ma, come ogni storia di vita reale, a fase ascendente segue fase discendente. Ed è così che la sua forza diventa prepotenza, il suo decisionismo diventa autoritarismo e, inevitabile, si crea il vuoto intorno a lei. Dal suo fidato vice Howe, che da le dimissioni, al suo partito che le volta le spalle, fino a suo marito, che la lascia per cause naturali. Margaret esce così di scena, dopo 10 anni alla ribalta, ancora una volta sola. E’ proprio la solitudine che traspare, sia nelle vicende passate che in quelle presenti. Se nei suoi anni d’oro era sola contro il mondo maschile, ora è sola nella sua stanza, come una vecchia leonessa in gabbia, tormentata dalla malattia e ossessionata dal fantasma del marito. In fondo forse, non vorrebbe altro che i ricordi la lasciassero stare e chiudere in modo ordinario una vita assolutamente straordinaria.

Ivan Karamazov

2 commenti:

  1. che donna! forse è un altro esempio da inserire nel post precedente sulľemancipazione femminile... ha cambiato la storia di milioni di persone e a mio modesto parere anche in meglio.

    Hasta siempre

    The Boss

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  2. ma che poesia nelle tue parole karamazov, mi piace come scrivi.. cos'altro sai fare così bene? ;)

    Luanafoiainfoiata

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