sabato 6 dicembre 2014

PADRI PRECARI

"...gli effetti della Precarietà odierna sul rapporto genitore-figlio data l'importanza dell'argomento e del ruolo della figura paterna."
Bello spunto dalla nostra lettrice futura dottoressa in psicologia dello sviluppo e dell'educazione.
Premetto che non considererò nella mia riflessione quei padri che hanno messo al mondo il figlio per sbaglio e lo lasciano crescere alla tv mentre loro vanno in bicicletta o in discoteca, per non parlare dei violenti, quelli per me non sono padri.
Per me il padre è colui che vuole dare la possibilità a un altro essere umano di vivere e provare emozioni, cercando di indirizzarlo verso le esperienze migliori nella speranza che riesca a godersi la vita meglio di chi l'ha messo al mondo.
Inutile approfondire l'importanza della figura paterna, quel poco che mi hanno lasciato gli studi classici lo ricorda più e più volte, il problema di fondo è riconoscere ancora la figura del padre quando le sue caratteristiche vengono a mancare.
Un padre che passa le giornate a casa a fare il casalingo in attesa di tempi migliori per l'edilizia e la sera si sfoga con la famiglia piangendosi addosso perchè nessuna azienda lo chiama per lavorare, i week end va al bar a chiacchierare con gli amici e si spende in vino la mancetta lasciata dalla moglie (che fa le pulizie in casa in nero), è lo stesso padre che aveva Edipo?
Un figlio che passa la mattina a scuola sui libri, il pomeriggio cerca di stare fuori casa più che può per non sentire il padre lamentarsi, la sera si mette davanti la tv a vedere qualche programma sportivo con le cuffie e il cellulare in mano e se gli rivolgi la parola risponde a grugniti, è lo stesso figlio che aveva Laerte?
Che rapporti possono avere questi due individui?
Storicamente il padre è la figura autoritaria, quella che sostiene la famiglia, quella che merita rispetto anche se non è presente in casa perchè si sacrifica per mantenerla, quella a cui ispirarsi per il futuro... La crisi ha esautorato la figura dei suoi poteri. I ragazzi spesso vedono i loro padri ciondolare per casa spaesati senza un lavoro e senza più un senso, dei galli castrati che fanno fatica a giustificare la propria esistenza. I costumi poi non aiutano a frenare questo distacco padre-figlio, il giovane infatti non difficilmente si chiude nel suo mondo con un paio di cuffie e uno smartphone (abituati così da quando erano piccoli e li piazzavano davanti la tv per liberarsene e fare altro) e a fatica rivolge la parola a chi non ha senso rivolgerla, o a chi ci si trattiene a rivolgerla per non essere sommersi dalle lamentele e dai "non possiamo permettercelo".
Quanti padri ogni giorno in coda al licenziatoio vedo la mattina, quanti figli che vogliono evitare di parlare del padre perchè non vogliono dire che non lavora. 
D'altronde se ci pensi, cara Chiara, la prima domanda, la più banale, che ci viene quando si parla dei genitori altrui per descriverli è: Che lavoro fa? Ultimamente è come chiedere l'età della madre, non si può rispondere per pudore.
I tempi sono cambiati, gli antichi avevano come massima aspirazione nel rapporto padre figlio di vedere il distacco prima possibile per andare in guerra, l'onore era non sopravvivere al figlio, ora si cerca di procrastinare sempre più l'uscita dal nido familiare sino a quando il padre non finisce in casa di riposo o quantomeno in pensione.
Una volta la speranza era di passare il proprio lavoro al figlio, poi i servi della gleba ci hanno spinti a volere un futuro migliore per i nostri figli, qualche decennio fa c'era la certezza che il figlio avrebbe superato le condizioni di vita del padre, quelli della mia generazione invece sanno già che non potranno mai lontanamente sperare di raggiungere i risultati dei padri, l'unica speranza è che lo possano fare i nostri figli (perchè altrimenti raschieranno il fondo...).
Dato per assodato che il padre vuole il meglio per il proprio figlio, come può fare in questo periodo di precarietà? Non può permettersi di dare delle basi solide, di costruire una casa per il figlio e di farlo studiare all'estero nei migliori college, non deve però nemmeno illuderlo di poterlo fare. Non serve a nulla sommergerlo di beni superflui e costosi facendo sacrifici economici, non sarà questo a farlo crescere. Secondo me, il padre moderno deve accompagnare il figlio avendo più tempo da dedicargli, deve mostrare la realtà per quella che è e cercare di non far commettere i propri errori al figlio (i padri di una volta erano troppo orgogliosi per non essere perfetti agli occhi del figlio ammettendo i propri errori). I figli dal canto loro devono mantenere il rispetto per chi sta dando il meglio di sé, non vergognarsene è il primo passo, il secondo potrebbe essere quello di parlarci, ma già il solo ascolto passivo sarebbe un buon risultato.
Non sono un esperto, ti ho dato la mia visione personale, quello che la mia esperienza mi ha insegnato. Per me mio padre è un esempio da seguire, con i suoi difetti che ho imparato crescendoci assieme, ma comunque un punto di riferimento per i miei paragoni e spero un giorno di porterlo essere anche io per i miei figli, augurandomi che possano avere ancora più occasioni di me per vivere la meglio.

Hasta siempre

The Boss

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